Il ritorno della canapa: dai fiori alle fibre, ecco perché è amica dell’ambiente

Articoli da Rassegne Stampa 04 MARZO 2021 – Fonte:

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/03/04/news/il_ritorno_della_canapa-290134341/

di Daniele Di Stefano

Cannabis sativa (foto: Gerard Julien/Afp via Getty Images) 

Dopo il crollo negli anni ’70, oggi i terreni coltivati a cannabis sativa sono aumentati di dieci volte in cinque anni superando i 4000 ettari. Considerata un investimento rischioso, la coltura è invece sostenibile. E i suoi usi, grazie a fibre e fiori, vanno dal tessile all’edilizia e alla cosmesi

Eravamo una superpotenza. Il secondo produttore mondiale di cannabis sativa (canapa) dopo l’Urss. Negli anni ‘30 i campi di canapa in Italia occupavano 85 mila ettari e rendevano 1 milione di tonnellate di fibre. Non immaginate però i contadini che dopo il raccolto si riunivano intorno al fuoco per passarsi uno spinello: niente in contrario, sia chiaro, ma parliamo di canapa per uso tessile. E da qui in avanti scrivendo di canapa faremo sempre riferimento ad una delle 75 varietà autorizzate dall’Europa, tutte con un contenuto di tetraidrocannabinolo (THC, la sostanza psicotropa nei fiori della cannabis) inferiore allo 0,2%, che non le rende quindi sostanze stupefacenti.
 

Il primato italiano della canapa sbiadisce con il tempo. Negli anni ‘50 arriva la concorrenza delle fibre sintetiche e i nostri produttori perdono il treno dell’innovazione, restando legati a metodi tradizionali, poco efficienti e molto faticosi per i lavoratori. Così negli anni ‘70 di quello che chiamavano “l‘oro verde” non rimanevano che 900 ettari.

LA CANAPA NELLA STORIA. In pochissimi abbiamo visto dal vivo una pianta di canapa – anche se probabilmente quasi tutti se ne incrociassimo una, con le famose foglioline verdi seghettate a forma di lancia, la riconosceremmo, grazie soprattutto al lavoro di acculturazione iconografica svolto delle campagne antiproibizioniste. La canapa è probabilmente la più antica pianta da fibra coltivata dall’uomo. Di canapa scriveva Erodoto nel V sec. avanti Cristo. Di canapa erano fatti i cordami e le vele delle navi romane. Gli scarti dei tessuti di canapa servivano per fare la carta: la gran parte delle copie della Bibbia di Gutenberg furono stampate su carta di canapa, peraltro importata dal nostro Paese, e su carta di canapa erano vergate le bozze della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Alcune delle opere più famose della storia dell’arte mondiale sono state dipinte su tele di canapa – e non è un caso se l’inglese canvas, appunto tela, deriva dal latino cannabis. Cambiando registro, ricordiamo anche che il padre dei jeans, Levi Strauss, commerciava tessuti in canapa. Insomma, parliamo di una pianta che, anche se lo abbiamo dimenticato, è parte della nostra storia.