Funghi allucinogeni contro la depressione, via alla prima sperimentazione italiana
Rassegna Stampa: di Michele Bocci del 09 Luglio 2025 – La Repubblica – fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2025/07/09/news/funghi_allucinogeni_depressione_sperimentazione_italiana-424720554/

L’Istituto superiore di sanità, con l’Università di Chieti, inizia lo studio sulla sostanza psichedelica psilocibina. “Grandi potenzialità, possiamo migliorare le cure dei problemi di salute mentale”
Parte la prima sperimentazione italiana sugli effetti delle sostanze allucinogene sulla depressione resistente ai farmaci. A guidarla è l’Istituto superiore di sanità, che ha avuto il via libera dall’Aifa, l’agenzia del farmaco e coinvolto un centro universitario. Si cerca di capire, come sta già avvenendo in molti altri paesi, dove sono stati avviati studi che in certi casi (Australia) hanno portato già all’utilizzo di medicinali a base di sostanze psichedeliche, quali sono gli effetti della psilocibina, la sostanza contenuta nei funghi allucinogeni. I soldi per lo studio (intorno ai 700mila euro) arrivano dal Pnrr, l’Istituto superiore di sanità ha già eseguito test preclinici e coinvolto la clinica psichiatrica di Chieti, diretta da Giovanni Martinotti, la Asl Roma 5 e gli Ospedali Riuniti di Foggia.
Lo studio italiano e i precedenti
La sperimentazione durerà 24 mesi e prevede l’arruolamento di 68 pazienti con depressione resistente. Saranno trattati con psilocibina e controllati, per valutare gli effetti. Lo studio è a doppio cieco (in cui cioè né i pazienti né gli sperimentatori sanno quale trattamento sarà somministrato al paziente), e metterà a confronto gli effetti della psilocibina con la neuromodulazione, una tecnica comunque innovativa già valutata come efficace. Nello studio italiano si utilizzeranno tecniche avanzate di neuroimaging e neurofisiologia per avere immagini dettagliate del cervello per valutare gli effetti. Giovanni Martinotti spiega che il lavoro italiano è innovativo: “Siamo i primi a somministrare insieme alla psilocibina un farmaco che annulla gli effetti psichedelici, che di solito il paziente sperimenta nelle prime ore dopo l’assunzione. Gli altri lavori dicono che con una somministrazione si hanno effetti per sei mesi”. Il medicinale è messo a disposizione da un produttore canadese, attraverso un distributore polacco.
Come agisce
Dall’Istituto spiegano che la psilocibina “una volta assunta viene trasformata nell’organismo in psilocina, che agisce su recettori della serotonina, modulando l’attività delle reti cerebrali coinvolte nell’umore, nella percezione e nel pensiero”. Negli anni scorsi sono stati fatti studi clinici negli Usa, nel Regno Unito, in Svizzera e in Australia e “hanno evidenziato che una o due somministrazioni di psilocibina possono produrre effetti antidepressivi rapidi e duraturi, con miglioramenti clinici significativi persistenti fino a sei mesi in pazienti con depressione resistente ai trattamenti tradizionali”.
Le potenzialità
Il dibattito sulle potenzialità curative delle sostanze psichedeliche è ormai diffuso anche in Italia, come rivela il libro “Il bosco fiorito-Psichedelia: orizzonti di cura” (AnimaMundi edizioni) curato da Letizia Renzini, dove vari esperti analizzano diversi aspetti, tra testimonianze, situazione normativa, casistiche internazionali, esperienze di medici, per illustrare le potenzialità delle cure con sostanze allucinogene. “Siamo di fronte a un cambio di paradigma sia scientifico che culturale – dice ancora Martinotti – che ci permette di saperne di più sul potenziale antidepressivo della psilocibina e sulle sue modalità di azione. È una grande occasione per la ricerca italiana e per migliorare le cure per la salute mentale. Queste conoscenze potranno rendere l’impiego delle nuove molecole ancora più sicuro, accettabile e accessibile per l’applicazione in ambito clinico”. Francesca Zoratto, ricercatrice dell’Istituto e “principal investigator” del progetto, aggiunge che “per la prima volta potremo valutare l’efficacia della psilocibina in un contesto rigorosamente controllato e clinicamente supervisionato, ma anche esplorarne forme innovative come quella non psichedelica, che possa eliminare gli effetti allucinogeni mantenendo il potenziale terapeutico”.