La crociata di Salvini contro l’icona di “marija”

Rassegna Stampa: del 31 Maggio 2024 di FRANCESCA PACI – Fonte: https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2024/05/31/news/cannabis_light_salvini_canapa_governo_meloni-14349493/

Prima, novembre 2022, è venuto il decreto contro i rave party, pene detentive da 3 a 6 anni di reclusione per chi organizza o promuove “l’invasione di terreni o edifici”. A seguire, settembre 2023, quello denominato “Caivano”, fino a 2 anni per i genitori che non mandano a scuola i figli. Poi, gennaio 2024, la mannaia del governo Meloni si è abbattuta sui ragazzi di Ultima generazione, i cosiddetti “ecovandali”, un massimo di 60 mila euro e 6 anni di carcere per una secchiata di vernice sui monumenti nazionali. Nel frattempo abbiamo assistito ai liceali romani schedati per l’occupazione della scuola, alle cariche della polizia contro gli studenti di Pisa così violente da agitare il presidente Mattarella, alla pressione sui diritti consolidati come l’aborto e sui mezzi d’informazione, a partire dall’affaire Agi. Adesso l’occhiuta maggioranza di destra-centro scatena l’artiglieria pesante contro la pericolosissima icona della cannabis light: un subemendamento della Lega al ddl sicurezza vagheggia addirittura una pena da 6 mesi a 2 anni e una multa fino a 20 mila euro non solo per chi commerci la pianta di canapa ma per chiunque diffonda immagini che la riproducono, anche solo in forma stilizzata. Manco a dire il temibile spinello, no: la pianta. Anzi, il disegno della pianta.

Sembrerebbe una boutade, ma è tutto vero. Come per le tante altre norme propaganda varate dal governo Meloni, quella contro la canapa è verosimilmente destinata a essere smontata se impugnata avanti al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte costituzionale. Nel frattempo però può travolgere – e travolgerà – un settore che ha creato in Italia 1500 aziende, 13 mila posti di lavoro e un fatturato da 150 milioni di euro. Parliamo dei grow-shop, i negozi che, in base alla legge del 2016, producono, trasformano e vendono canapa, il cui contenuto di principio attivo è meno dello 0. 6%: ossia, scientificamente privo di qualsiasi effetto psicotropo.

Dati alla mano, la crociata contro la cannabis non mostra altra motivazione se non quella ideologica, come denuncia, a ragione, il segretario di Più Europa Riccardo Magi che ieri, dopo il flash mob a Montecitorio contro «una legge da ayatollah», ha presentato un’interrogazione al ministro Urso e una serie di subemendamenti contrapposti. Eroico.

Il governo, a quel che capiamo, fa spallucce: chissene importa di una filiera agricola «secondaria» che non è neppure un bacino elettorale della destra. All’indomani del voto europeo discuterà il ddl sicurezza e tirerà dritto, con l’iniziativa leghista candidata a diventare legge e tanti saluti ai negozianti di cannabis light equiparati a quel punto a spacciatori, punibili, secondo il testo unico sugli stupefacenti, da 2 a 6 anni di detenzione per la vendita della pianta. Come se per combattere l’alcolismo si mettessero al bando i filari di viti.

E pensare che in questi mesi il mondo occidentale si muove in direzione ostinata e contraria, con molti stati americani che hanno tolto dalla lista delle sostanze pericolose la cannabis forte e la Germania che ha legalizzato l’uso domestico di quella con un alto tasso di thc. L’Italia no. L’ordine pubblico prima di tutto.