Droga alla guida, cosa cambia con la circolare del ministero che sconfessa Salvini

Rassegna Stampa: Riccardo Piccolo del 07.05.2025 – WIRED – Fonte: https://www.wired.it/article/droga-guida-patente-legge-circolare/#:~:text=La%20riforma%20del%20codice%20della,bastava%20la%20positivit%C3%A0%20al%20test.

Il testo è stato inviato a prefetti e Regioni. Ma il braccio di ferro sulla norma del codice della strada si è già spostato nelle aule di tribunale

La circolare prova a correggere l’applicazione della norma, precisando che per accusare un conducente è necessario accertare che la sostanza produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida

Droga alla guida, ci sono novità riguardo alle norme e, soprattutto, alla loro applicazione. I ministeri dell’Interno e della Salute hanno inviato una circolare alle prefetture e alle forze dell’ordine che cerca di precisare le norme del nuovo codice della strada approvato lo scorso novembre. La controversa riforma aveva eliminato il requisito dello “stato di alterazione psico-fisica” per sanzionare chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, prevedendo sanzioni alla semplice positività del test. Ora la circolare tenta di correggere questa impostazione, contraddicendo la linea del ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Ma il documento ministeriale, per quanto autorevole, potrebbe non essere sufficiente a risolvere la questione, in quanto non ha il potere di modificare una legge formalmente in vigore.

Droga alla guida, dalla riforma contestata alla circolare correttiva

La riforma del codice della strada approvata nel novembre 2024 aveva introdotto un cambiamento radicale nell’articolo 187: per punire chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti non era più necessario dimostrare lo “stato di alterazione psico-fisica”, bastava la positività al test. Questo principio aveva sollevato numerose critiche da parte di associazioni, movimenti antiproibizionisti ed esperti di diritto. Il problema fondamentale era che la norma rischiava di sanzionare pesantemente anche chi aveva fatto uso di sostanze giorni o settimane prima, quando queste non producevano più alcun effetto sulla capacità di guida.

Le sanzioni previste dalla riforma erano particolarmente severe: un’ammenda da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto da sei mesi a un anno e la sospensione della patente da uno a due anni. Un altro effetto collaterale della legge riguardava chi assume medicinali regolarmente prescritti, che rischia di essere sanzionato, poiché molti farmaci contengono sostanze psicotrope elencate nel Dpr 309/1990, ovvero la legge italiana sugli stupefacenti. Un problema concreto per migliaia di persone che utilizzano farmaci come ansiolitici, antidepressivi o antidolorifici.

La situazione ha raggiunto un punto critico quando, all’inizio di aprile, il tribunale di Pordenone ha sollevato formalmente dubbi di costituzionalità sulla norma, chiedendo l’intervento della Corte costituzionale. Come riporta Il Sole 24 Ore, i giudici pordenonesi hanno ritenuto “manifestamente irragionevole e iniquo” punire la mera positività al test senza alcuna indagine sugli effetti sulla capacità di guida, violando così il principio di offensività, secondo cui un comportamento può essere punito solo se danneggia o mette in pericolo un bene giuridico protetto (in questo caso, la sicurezza stradale). È proprio in risposta a questi dubbi che l’11 aprile è stata emessa la circolare dei ministeri dell’Interno e della Salute.

I limiti della circolare e la questione costituzionale

La circolare prova a correggere l’applicazione della norma, precisando che per incriminare un conducente è necessario accertare che la sostanza produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida” e che l’assunzione sia avvenuta in un periodo “prossimo” alla guida del veicolo. La circolare, chiarisce poi, che le analisi dovranno concentrarsi sui metaboliti attivi (cioè le molecole che indicano un effetto ancora in corso delle sostanze), escludendo i metaboliti inattivi che testimoniano solo un’assunzione avvenuta in precedenza. Perciò il documento stabilisce che sangue e saliva devono essere gli unici liquidi biologici idonei per la verifica, mentre i test delle urine dovranno essere esclusi perché non indicativi di un’intossicazione in atto.

Tuttavia, nonostante le intenzioni correttive, la circolare ministeriale presenta due criticità che ne limitano l’efficacia. La prima è di natura giuridica: nel sistema italiano, le circolari non hanno valore normativo, ma costituiscono solo indicazioni interne rivolte alla pubblica amministrazione. Le leggi approvate dal parlamento restano gerarchicamente superiori, il che significa che mentre le forze dell’ordine potrebbero attenersi alle istruzioni della circolare, i giudici potrebbero continuare ad applicare la norma nella sua forma più rigida. La seconda criticità riguarda degli aspetti tecnici: la circolare suggerisce di analizzare sangue e saliva per rilevare i cosiddetti metaboliti attivi, ovvero le tracce che indicano un effetto ancora in corso della sostanza. Tuttavia, come ha evidenziato dal Sole 24 Ore, al momento non esistono soglie scientificamente affidabili per stabilire con certezza quando una persona sia effettivamente sotto l’effetto di una droga e quando, invece, la sostanza sia semplicemente ancora presente nell’organismo senza influenzare le capacità di guida.

In questa situazione di confusione, solo due soluzioni sembrano possibili per i casi di sospetto uso di droga alla guida. La prima è attendere la pronuncia della Corte costituzionale sui dubbi sollevati dal tribunale di Pordenone. Se la Corte dichiarasse incostituzionale l’articolo 187 nella parte in cui punisce la mera positività al test, la norma tornerebbe automaticamente a richiedere la prova dello stato di alterazione. La seconda soluzione è un nuovo intervento del parlamento che modifichi formalmente la legge, ripristinando il requisito dell’alterazione psico-fisica. Nel frattempo, comunque, la circolare escluderà probabilmente molti casi controversi, anche se l’applicazione della legge dipenderà ancora dall’interpretazione dei singoli giudici, con il rischio di decisioni ingiuste.

Canapa, il bando al fiore va disapplicato dai giudici: il governo non ha notificato all’Ue l’articolo 18 del decreto sicurezza

Rassegna Stampa: di Paolo Dimalio   6 Maggio 2025 – Il Fatto Quotidiano – fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/06/canapa-fiore-decreto-sicurezza-articolo-18-disapplicato-direttiva-ue-2015/7975295/amp/
 

Chigi ha violato l’obbligo di comunicazione a Bruxelles, imposto dalla direttiva n. 1535 del 2015. Tornano a sperare i negozi di cannabis light

I giudici italiani dovrebbero disapplicare il bando al fiore della canapa, con buona pace del governo che vuole radere al suolo i negozi della cannabis light. Il motivo? Palazzo Chigi ha commesso lo stesso errore della legge sul divieto della carne coltivata. Cioè, non ha notificato la norma alla Commissione europea, come previsto dalla direttiva n. 1535 del 2015. Le associazioni della filiera della canapa avevano già pochi dubbi: nessuna traccia, nell’archivio online degli “avvisi” all’Ue, dell’articolo 18 del decreto Sicurezza. Perciò le sigle Canapa sativa Italia e Imprenditori canapa Italia (IcI) avevano sostenuto il ricorso al tribunale civile, presso la corte distrettuale d’appello a Firenze. Ora per le aziende si apre uno spiraglio e chi aveva subito deciso di chiudere bottega, temendo l’accusa per droga, potrebbe tornare sui suoi passi.

Il ricorso civile per salvare la filiera – La notifica per un’azione di accertamento è stata depositata il 18 aprile. Ma ora c’è la certezza: nessuna notifica del governo italiano è giunta all’indirizzo di Bruxelles. Lo confermano fonti vicine alla Commissione europea. E ora cosa accadrà in tribunale? “Chiederemo la disapplicazione dell’articolo 18 per la violazione della direttiva Digital single market strategy”, ha dichiarato al Fatto l’avvocato Giacomo Bulleri, “confidando nell’accoglimento del principio della prevalenza del diritto comunitario sulle norme nazionali incompatibili”.

Secondo il diritto europeo la norma è da disapplicare, senza se e senza ma, quando è violata la cosiddetta procedura Tris per allertare Bruxelles. Lo ha messo nero su bianco la Corte di Giustizia del Lussemburgo in tre pronunce: la causa C-194/94 CIA Security International, la C-443/98 Unilever Italia S.p.A, il recente procedimento C-86/22 Papier Mettler Italia. I tre casi sono distintamente citati dalla Commissione europea, in una mail spedita a Raffaele Desiante, imprenditore della canapa e presidente di Ici. La missiva, spedita l’11 aprile scorso, dice: “il giudice nazionale deve rifiutare di applicare una regola tecnica nazionale adottata in violazione dell’obbligo di notifica (…) Inoltre, nella recente causa C-86/22 Papier Mettler Italia, la Corte ha ribadito il suo punto di vista sull’importanza dell’obbligo di rispettare il termine di prescrizione”.

Cbd stupefacente, ma il decreto Schillaci non è stato notificato: inapplicabile? – Ma non c’è solo il decreto sicurezza. La Commissione europea ha ricevuto reclami anche contro il decreto del ministero della Salute datato 27 giugno 2024. Il provvedimento classifica come principio attivo per uso farmaceutico l’olio di cannabidiolo per uso orale. Risultato: il Cbd diventa uno stupefacente, per acquistarlo a scopo terapeutico serve la prescrizione medica non ripetibile. Ma il governo non ha notificato a Bruxelles neppure il “decreto Schillaci”: dunque è inapplicabile dal giudice, in punta di diritto. Eppure, il Tar del Lazio lo ha giudicato legittimo con la sentenza del 16 aprile.

Canapa, indagine Ue sull’Italia – Dopo l’interrogazione dell’eurodeputata 5 stelle Valentina Palmisano presentata ad agosto 2024 – e la mole dei reclami giunta dalla filiera della canapa – la Commissione europea ha aperto un’indagine sui due provvedimenti, per valutarne la conformità ai Trattati e al diritto derivato. La canapa industriale riceve sovvenzioni pubbliche in tutta Europa. Ovunque è legale nella sua interezza, nessun Paese vieta la lavorazione del fiore. Ecco perché la notifica dei provvedimenti era necessaria.

Ad imporla è la direttiva Digital single market strategy per tutelare il libero scambio, scoraggiando norme che ostacolano il mercato nei confini del Vecchio continente. Infatti nel database scoviamo due proposte di legge, in Spagna e Repubblica Ceca. Madrid valuta un “Progetto di regio decreto che stabilisce le condizioni per la preparazione e la dispensazione di formule magistrali standardizzate per le preparazioni di cannabis”. Praga un “Progetto di regolamento governativo sull’elenco delle sostanze psicomodulatrici”. L’anno scorso, la Francia ha notificato la “modifica dell’elenco delle sostanze classificate come stupefacenti”. Dall’Italia, nessun avviso a Buxelles sulla canapa. Eppure, dall’inizio dell’anno l’Italia ha notificato 14 provvedimenti.

L’alibi della sicurezza, smentito dalla Corte di Giustizia – Il governo può giustificarsi paventando rischi per la sicurezza e la salute pubblica. In tal caso dovrà portare le prove della pericolosità del Cbd. Non sarà facile: già la sentenza “Kanavape” (causa C-663/18), pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue, ha chiarito come il cannabidiolo non possa essere considerato stupefacente. Ma il caso migranti e la disputa sui Paesi sicuri insegna: sulla prevalenza del diritto europeo rispetto alle leggi italiane, il governo Meloni ha le sue idee.

I grido di protesta dei lavoratori della canapa

Da Facebook – Post di Ig Or – Fonte: https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=10096944077006564&id=100000732166363&mibextid=wwXIfr&rdid=Tq6kfsAD448hUfS5#

Questo è solo uno degli appelli che i lavoratori del settore lanciano al Governo e alle forze dell’ordine impegnate a sequestrare e a dichiarare spacciatori chi fino al giorno prima era un cittadino e un contribuente rispettoso delle regole.

In ventiquattro ore ci hanno tolto tutto.

Non solo un lavoro. Una vita intera.

Otto anni di impegno, di investimenti, di fatica vera.

Otto anni passati a costruire qualcosa di pulito, legale, sicuro.

Le coltivazioni erano pronte i bancali di terriccio già pagati, le piante ordinate, tutto pianificato nei minimi dettagli.

Il personale era con noi da anni. Una squadra. Una famiglia.

Tutto pronto. Come ogni stagione.

Ma questa volta non ci hanno lasciato iniziare.

Avevamo dato lavoro a chi non aveva nulla.

A persone arrivate da molto lontano, senza futuro, senza niente.

Li abbiamo accolti, formati, ascoltati.

Gli abbiamo dato una casa, una speranza.

E loro ci hanno dato in cambio impegno, fedeltà, riconoscenza.

Grazie a questo lavoro abbiamo costruito anche un’associazione per aiutare chi non ha voce gli animali. Ambulanze Veterinarie ODV

Un progetto nato dal cuore, cresciuto con passione, sostenuto da un’attività onesta.

Poi, da un giorno all’altro, un decreto.

Una firma, e tutto viene spazzato via.

Negozi chiusi. Coltivazioni ferme.

Dieci famiglie lasciate senza nulla.

E noi, trattati come criminali, senza aver commesso alcun reato. Peggio dei veri spacciatori.

Nel resto del mondo si legalizza la cannabis con THC.

In Italia, si mette al bando persino il CBD.

Un prodotto naturale, innocuo, regolamentato.

È come vietare il rosmarino, l’infuso alla camomilla, o l’aria che respiriamo.

Chiediamo solo una cosa comprensione. 🙏

Alle forze dell’ordine chiediamo ascolto.

Non siamo spacciatori, non siamo criminali.

Abbiamo sempre lavorato nel rispetto della legge, con impegno e trasparenza.

E oggi, improvvisamente, ci troviamo con il timore di essere accusati di detenzione e spaccio di stupefacenti.

Una realtà che non ci appartiene.

Siamo agricoltori, imprenditori, padri e madri di famiglia.

Abbiamo costruito tutto con le nostre mani, giorno dopo giorno, senza mai nasconderci.

Abbiamo collaborato con le istituzioni, ci siamo sottoposti a controlli, abbiamo fatto le cose come andavano fatte.

Chiediamo solo di non essere confusi con chi vive nell’illegalità.

Siamo dalla parte giusta. E lo siamo sempre stati.

Alle forze dell’ordine, a chi è sul campo, chiediamo cuore.

Siamo persone, non numeri. Non delinquenti.

Abbiamo rispettato la legge. Abbiamo creato valore. Abbiamo fatto del bene.

Le bollette, gli affitti, i contributi non si fermano.

I mutui vanno avanti.

Ma il lavoro ce l’hanno tolto, con un colpo secco, senza alcun rispetto.

Abbiamo costruito tutto con le nostre mani.

E oggi raccogliamo solo silenzio.

Ma non abbiamo nulla di cui vergognarci.

Perché chi lavora onestamente… non ha mai da nascondere la verità.

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Dalle tutele per gli agenti allo stop alla cannabis light agli 007: cosa prevede il dl sicurezza

Rassegna Stampa: 04 Aprile 2025 di Gabriella Cerami – La Repubblica – Fonte: https://www.repubblica.it/politica/2025/04/04/news/decreto_sicurezza_cosa_prevede_cannabis_007_polizia-424106812/

Dalle tutele per gli agenti allo stop alla cannabis light agli 007: cosa prevede il dl sicurezza

Modifiche ai punti più divisivi e a rischio incostituzionalità, ma l’essenza della stretta securitaria rimane. Il disegno di legge sicurezza viene trasformato in decreto legge tra le polemiche dell’opposizione e arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ecco cosa dice

Modifiche ai punti più divisivi e a rischio incostituzionalità, ma l’essenza della stretta securitaria rimane. Il disegno di legge sicurezza viene trasformato in decreto tra le polemiche dell’opposizione e oggi arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Salta la norma che avrebbe messo in carcere anche le detenute madri con bambini più piccoli di un anno e viene modificato il divieto di vendita delle schede sim ai migranti che non esibiscono un titolo di soggiorno valido. Il titolare potrà chiedere anche altri documenti. Modifiche anche alla norma che prevede la resistenza passiva tra le condotte che integrano il nuovo reato di rivolta in carcere. E inoltre dovrebbe cambiare la norma che riguarda la possibilità dei Servizi di collaborare con le università e soprattutto di avere accesso ai documenti riservati di tutti gli uffici pubblici, procure comprese.

Tra le norme contestate dalle forze di minoranza rimane il divieto di vendita della cannabis light, l’inasprimento delle pene per i manifestanti (come i “No ponte sullo Stretto”) che protestano contro opere ritenute strategiche e il raddoppio delle tutele legali per la Polizia, come chiede la Lega.

Nel dettaglio ecco cosa prevede il decreto.

Danneggiamenti durante le manifestazioni. Pene più severe per chi provoca danni durante le manifestazioni con violenze o minacce. Carcere da 1 anno e 6 mesi a 5 anni, multa fino a 15mila euro.

Si estende il daspo urbano – Il Questore può vietare l’ accesso a zone come le stazioni a chi è stato denunciato o condannato anche solo con sentenza di primo grado, nei 5 anni precedenti. Si amplia l’ambito di applicazione dell’arresto in flagranza differita previsto per il reato di lesioni personali a un pubblico ufficiale in servizio, anche ai casi in cui il fatto è commesso durante le manifestazioni.

Più tutele per gli agenti – Gli agenti di pubblica sicurezza potranno portare senza licenza alcuni tipi di armi anche quando non sono in servizio. E per loro si anticipano le spese legali fino a 10mila euro, per ogni fase di giudizio, per gli atti compiuti in servizio. Potranno indossare la ‘bodycam’. Si introduce il reato di lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia nell’adempimento delle proprie funzioni.

Giro di vite contro le navi Ong – Carcere fino a 2 anni per il comandante della nave straniera che non obbedisca all’ordine di una nave da guerra nazionale nel caso in cui questa chieda di visitare o ispezionare l’imbarcazione. Carcere da 3 a 10 anni per il comandante o l’ufficiale della nave straniera per atti compiuti contro la nave da guerra nazionale.

Reato di occupazione arbitraria – Chiunque occupi o si impossessi senza titolo di un immobile altrui o ne impedisca l’accesso al legittimo proprietario, è punito con il carcere da 2 a 7 anni. Procedura d’urgenza per il rilascio dell’immobile.

L’aggravante della stazione – Scatta l’aggravante se il reato è commesso dentro o vicino stazioni e metro o sui treni. E se c’è truffa aggravata nei confronti degli anziani.

Stop alla cannabis – La Cannabis light si equipara a quella stupefacente. E si vieta commercio, lavorazione, esportazione di foglie, infiorescenze e resine anche di tutti i prodotti contenenti sostanze derivate dalla canapa.

Niente sit-in su binari e autostrade – Chi organizza sit-in di protesta lungo binari ferroviari, strade e autostrade impedendo la circolazione di mezzi o persone rischia il carcere da 6 mesi a 2 anni se il blocco è commesso con più persone. La sanzione amministrativa diventa fattispecie penale.

Nel mirino i No ponte e i No Tav – La violenza o la minaccia nei confronti del pubblico ufficiale commessa per impedire “la realizzazione di un’opera pubblica o di un’ infrastruttura strategica” diventa un’aggravante e le pene possono aumentare fino a un terzo.

Modifiche al codice antimafia – Sono soggette alla normativa sulla documentazione antimafia anche le imprese aderenti ai contratti di rete. Ma il Prefetto può non applicare i divieti di contrattare e ottenere concessioni se viene meno il sostentamento per l’interessato e la sua famiglia. Novità anche in materia di protezione di collaboratori e testimoni di giustizia per quanto riguarda la loro copertura e sui beni sequestrati alla mafia.

Revoca della cittadinanza per i reati gravi – Si estende da 3 a 10 anni, dal momento della condanna definitiva, il termine per poter revocare la cittadinanza in caso di reati gravi come il terrorismo. Ma non si può procedere alla revoca se l’interessato non possiede o non può acquisire altra cittadinanza.

Detenzione di materiale con fini terroristici – Rischia il carcere da 2 a 6 anni chiunque si procura o detiene istruzioni per compiere atti di terrorismo e divulgazione di istruzioni sulla preparazione e l’uso di sostanze esplosive o tossiche ai fini del compimento di delitti contro lo Stato. Stretta per il noleggio di autoveicoli sempre per “prevenire atti terroristici.

Più poteri agli 007 – Più poteri agli 007 che in nome della sicurezza potranno commettere vari reati senza doverne rispondere come la partecipazione e la direzione di associazioni terroristiche. Potranno anche avere accesso a banche dati e sistemi informatici di tutte le pubbliche amministrazioni. Gli si può attribuire la qualifica di agente di pubblica sicurezza con funzioni di polizia. Potranno mantenere la copertura anche durante eventuali procedimenti penali e potranno condurre colloqui con detenuti e internati per acquisire informazioni.

Norme a favore del lavoro dei detenuti – Si agevolano le aziende pubbliche o private che impieghino detenuti anche all’esterno degli istituti penitenziari.

Canapa, il governo chiude alla modifica del ddl sicurezza: filiera al macero. Forza Italia di traverso in Ue, ma tace in Italia

Rassegna Stampa: 4 Aprile 2025 IL FATTO QUOTIDIANO di Paolo Dimalio – Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/04/canapa-industriale-ddl-sicurezza-forza-italia-europa/7936207/

Oggi la misura nel consiglio dei ministri, come decreto, per accelerare assecondando Salvini. Le associazioni delle imprese al lavoro per evitare l’inserimento della tagliola. Intanto, l’eurodeputato azzurro Flavio Tosi s’intesta la battaglia per salvare le aziende. Coldiretti: “Sia competizione alla pari”

Il governo ha emesso la sentenza, con l’articolo 18 del ddl sicurezza: la filiera della canapa, in Italia, deve morire. Oggi il provvedimento arriverà nel Consiglio dei ministri in forma di decreto, per accelerare i tempi e assecondare la Lega, in fregole per la sua “misura bandiera”. Le associazioni delle imprese legate al mondo della canapa, inclusa Coldiretti, stanno cercando di intercedere per evitare l’inserimento della tagliola sul fiore della pianta, o prevedere un’entrata in vigore differita al 2026. Il loro interlocutore è Forza Italia, mentre il ministero dell’Agricoltura – con Francesco Lollobrigida – non tocca palla. Ma le speranze sono al lumicino: per gli addetti ai lavori, in Italia la partita è persa.

Un filo di speranza arriva dall’Europa: il 17 marzo la Commissione parlamentare per l’esame delle petizioni (Peti) ha discusso il testo presentato da Mattia Cusani, presidente dell’associazione Canapa sativa Italia. Secondo il documento vietare la lavorazione, il trasporto e il commercio del fiore della canapa, sarebbe in contrasto con il diritto europeo. Non lo esclude neppure la Commissione Peti, anzi: l’assise presieduta dal polacco Bogdan Rzońca ha assunto l’impegno di indagare, raccogliendo dati dall’esecutivo di Bruxelles e invitando palazzo Berlaymont a firmare una lettera congiunta, all’indirizzo del ministero della Salute italiano. “Ricevute le informazioni richieste, continueremo l’esame del fascicolo”, ha annunciato Rzońca.

La petizione per far sopravvivere la canapa industriale – L’Europa chiede al governo spiegazioni su un punto: perché il fiore della canapa legale, con Thc sotto lo 0,5%, sarebbe “un pericolo per la sicurezza e l’incolumità pubblica”? Del resto è legale in tutta Europa, mentre cresce il business intorno al Cbd, il principio attivo della canapa privo di effetti psicotropi. Dunque – recita la petizione – il ddl sicurezza rischia di “compromettere il mercato unico europeo, danneggiare la competitività del settore della canapa industriale e l’occupazione”. Sarebbero violati gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), uno dei pilastri dell’Unione. Ma la minaccia per la filiera giunge anche dal decreto ministeriale del 27 giugno 2024: il documento classifica il Cbd come sostanza stupefacente, disponibile solo su prescrizione medica, con giubilo delle case farmaceutiche. Tuttavia, il Tar ha bocciato il provvedimento per l’assenza di dati scientifici a supporto. Stessa posizione della Corte di giustizia dell’Unione europea: secondo la sentenza del 19 novembre 2020, il Cbd non è uno stupefacente e le restrizioni devono essere basate dati incontrovertibili. Anche di questo si è discusso nella Commissione Peti.

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Forza Italia dice No in Europa, resta in silenzio in Italia – La petizione firmata da Cusani è sostenuta da diverse associazioni: Confagricoltura, Cia, Copagri, Cna Agroalimentare e l’Associazione europea della canapa industriale (Eiha). A Bruxelles ha ricevuto ampio appoggio: Sinistra, Verdi, Socialisti e democratici, Renew e Popolari. Ad intestarsi l’incontro del 17 marzo sulla canapa industriale è l’eurodeputato azzurro Flavio Tosi, nel video Instagram del 20 febbraio: “Abbiamo chiesto come Ppe, non solo Forza Italia ma su nostra istanza, che questa petizione potesse essere discussa. L’alternativa era che fosse cestinata”. Invece, dopo essere stata accolta in Commissione, il testo “può diventare un voto del Parlamento Ue per dare la possibilità alle imprese di continuare a produrre”, ha ammonito Tosi. E’ merito di Forza Italia, dunque, se la filiera della canapa spera nella sopravvivenza aggrappandosi all’Europa: oltre 10mila aziende, dopo aver speso e investito, rischiano un colpo letale, mentre si delocalizza anche in Africa. Eppure, in Italia, gli azzurri restano in silenzio sull’articolo 18 del ddl sicurezza.

Mantovano e la Lega chiudono: il ddl sicurezza non si tocca – Il disegno di legge del governo doveva tornare alla Camera, dopo aver concluso il 26 marzo l’esame degli emendamenti nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. La commissione Bilancio aveva sollevato dubbi sulle coperture, previste dal 2024 mentre la misura, sulla carta, entrerà in vigore quest’anno. Ma la Lega si è impuntata: invece di tornare a Montecitorio per la terza lettura, il ddl è diventato un decreto, da approvare oggi nel consiglio dei ministri: emendare la ghigliottina per la canapa industriale si può, ma il governo non vuole. Di sicuro non il Carroccio: cancellare la cannabis light è la crociata di Matteo Salvini. Sulla stessa linea appare il braccio destro di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, sottosegretario a palazzo Chigi con delega all’antidroga. Il 28 marzo, al convegno “Cannabis e fertilità”, ha ricordato: “Il cosiddetto ddl Sicurezza ribadisce che le infiorescenze e le resine di cannabis non possono essere commercializzate a prescindere dal contenuto di Thc”. Chiuso ogni spiraglio: sull’articolo 18 non si tratta.

Bocciata la scialuppa per gli agricoltori – Eppure si era aperta una speranza, almeno per gli agricoltori. Al convegno di Coldiretti di Palazzo Rospigliosi, il 14 novembre scorso, il presidente Ettore Prandini aveva annunciato: “In tempi brevi potrà esserci un’interlocuzione col sottosegretario Alfredo Mantovano, la filiera della canapa è un’opportunità per i volumi d’affari”. Ad ascoltare in platea, il senatore meloniano Luca De Carlo, presidente della Commissione agricoltura di Palazzo Madama. Il fratello d’Italia aveva raccolto il grido d’allarme degli imprenditori, offrendo la disponibilità ad aprire un tavolo tecnico per mediare con la maggioranza: l’idea era salvare gli agricoltori – con gioia di Coldiretti – e condannare i negozi di cannabis light. Poi, il nulla. Cassata la scialuppa: l’intera filiera al macero, per la maggioranza.

Coldiretti, con il responsabile Ambiente Stefano Masini, comprende le ragioni di sicurezza paventate dal governo, ma al Fatto.it ricorda: “Coltiviamo canapa in Italia dentro il mercato comune europeo, in altri Paesi si può utilizzare la pianta nella sua interezza, incluso il fiore, riteniamo che le nostre imprese debbano competere alla pari”. Non è la prima divergenza tra Coldiretti e palazzo Chigi: oltre alla canapa, ci sono i dazi trumpiani sul vino e l’accordo Mercosur. Dunque anche l’associazione degli agricoltori si muove in Europa: per le aziende, in Italia la partita è persa.

La Cassazione “smonta” il nuovo Codice della strada

Rassegna Stampa: 28/01/2025 di Mario Catania – Fonte “DOLCE VITA” : https://www.dolcevitaonline.it/cassazione-smonta-nuovo-codice-della-strada/

Secondo una recente sentenza bisogna provare l’alterazione psicofisica, mentre i test potrebbero generare falsi positivi

Una recente sentenza della Cassazione “smonta” le parti più importanti del nuovo Codice della Strada per quel che riguarda l’alterazione psicofisica e i test antidroga previsti dalla nuova legge entrata vigore il 14 dicembre 2024.

COSA DICE IL NUOVO CODICE DELLA STRADA

Il nuovo Codice della strada, entrato in vigore lo scorso 14 dicembre, prevede che non si debba più provare l’alterazione psicofisica del guidatore, ma basti un test antidroga positivo. La nuova legge, dunque, innanzitutto non tiene conto delle centinaia di migliaia di pazienti che, per trattare la propria patologia, assumono farmaci stupefacenti, e inoltre porterebbe al ritiro della patente e alla multa fino a 6mila euro anche a persone che, perfettamente capaci di intendere e volere al momento del fermo, hanno tracce di stupefacenti nei propri liquidi biologici.

In questi giorni è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione che fa riferimento alla legge precedente, ribaltando però due aspetti fondamentali della nuova legge.

COSA DICE LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

La sentenza n. 2020/2025 ha innanzitutto stabilito che «gli esami ematici hanno un’affidabilità di gran lunga maggiore, rilevando la presenza di sostanze che, al momento dell’accertamento, per il fatto di essere in circolazione nel sangue, sono suscettibili di provocare lo stato di alterazione richiesto dalla norma incriminatrice, come pure più volte evidenziato da questa Corte (per l’affermazione secondo cui l’esame ematico, a differenza di quello delle urine, ha una valenza probatoria prossima alla certezza quanto all’attualità degli effetti di alterazione dati dal principio attivo assunto)».

Non solo, perché la sentenza mette nero su bianco che per valutare l’effettiva alterazione psicofisica di un conducente, è necessario un controllo globale del suo comportamento. Gli agenti delle forze dell’ordine devono considerare anche fattori come la coordinazione dei movimenti, l’eloquio e lo stato emotivo della persona (ad esempio, se è visibilmente agitata o euforica), per accertarsi che la persona non stia guidando sotto l’effetto di sostanze che ne compromettono la capacità di controllo del veicolo.

L’ALTERAZIONE PSICOFISICA

Ma anche sulla questione dell’alterazione la sentenza mette dei punti fermi che è impossibile non ignorare. Innanzitutto i giudici scrivono che: «A rilevare non è la condotta di chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, bensì quella di colui che guida in stato di alterazione psicofisica determinato da tale assunzione“. Secondo la Cassazione, infatti, «ne deriva che la mera alterazione, tale da incidere sull’attenzione e sulla velocità di reazione dell’assuntore, di per sé non è rilevante, se non se ne dimostra l’origine».

COSA DICE LA SENTENZA PRECEDENTE

Sul tema dell’alterazione psicofisica nel 2019 si è già espressa la Corte di Cassazione con una sentenza che non lascia spazio ad interpretazioni. Secondo la sentenza, infatti, «Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 187, comma 1, c.d.s., (quello della guida in stato di alterazione a causa di stupefacenti, nda) non è sufficiente che l’agente si sia posto alla guida subito dopo aver assunto sostanze stupefacenti, ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione psicofisica causato da tale assunzione».

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 12409/19, mettendo nero su bianco che non basta la positività, ma che debba essere dimostrata l’effettiva alterazione alla guida.

Cannabis, dal dolore all’anca all’insonnia: quando gli anziani si curano con la marijuana

Rassegna Stampa: del 30 Settembre 2024 di Michele Bocci Fonte: https://firenze.repubblica.it/cronaca/2024/09/30/news/cannabis_anziani_dolore_insonnia_cure-423527044/

I dati di Pisa, dove sono seguiti circa mille pazienti. In 50 hanno più di 90 anni

Dolore al ginocchio, all’anca, problemi di artrosi: la cannabis terapeutica è una risorsa per i pazienti anziani con problemi cronici, quindi per trattamenti anche prolungati. Anche di oltre 90 anni. A Pisa sono centinaia in trattamento con la marijuana, all’interno di un gruppo ampio, di quasi mille persone, che vengono seguite utilizzando i due principi attivi principali della canapa, cioè il cbd e il thc (considerato sostanza stupefacente perché psicoattivo).

Un’alternativa terapeutica

Sono ormai dieci anni che la cannabis terapeutica è entrata nel sistema sanitario italiano e Giuliano De Carolis, anestesista algologo della terapia del dolore dell’azienda ospedaliera pisana e della “pain unit and palliative care” della casa di cura San Rossore di Pisa, traccia un bilancio. In pochi in Italia hanno i suoi dati in fatto di pazienti anziani. “Di solito, per queste persone il dolore cronico si tratta con farmaci come il cortisone o gli oppiacei, oltre a quelli specifici per l’artrosi. Il problema è che danno effetti collaterali, ad esempio di disidratazione”. La cannabis ha permesso di sviluppare un’alternativa terapeutica efficace.

Come si usa

Oggi si usa prevalentemente sotto forma di olio, gli infusi, che alcuni anni fa erano molto utilizzati, rappresentano ormai il 10% delle preparazioni. “Il paziente assume l’olio con il cucchiaino, oppure lo versa su un biscotto o su un pezzetto di pane”, dice De Carolis. I vantaggi della sostanza, spiega il medico è che “agisce su più aspetti, quindi non riduce solo il dolore. Ad esempio favorisce l’appetito e anche il riposo notturno. Ha effetti sulla sfera psicologica perché è rilassante”. A Pisa stanno raccogliendo i dati dei pazienti. Sono ormai arrivati a oltre duemila, circa la metà dei quali vengono seguiti in questo momento. “Abbiamo anche ultra novantenni, una cinquantina, che traggono beneficio dalla cannabis”.

“Meno effetti collaterali”

La cannabis di solito non è la prima scelta contro il dolore cronico. Si parte con terapie diverse. “Ma appunto gli effetti collaterali poi spingono verso questo farmaco – dice De Carolis – che, come sempre succede con i medicinali, non funziona su tutte le persone a cui lo somministriamo. Ma quando è efficace dà ottimi risultati”. Il medico spiega anche che in questo periodo l’approvvigionamento va abbastanza bene. Negli anni ci sono stati problemi produttivi, da parte dello Stabilimento Chimico farmaceutico di Firenze, e di importazione dall’estero. “Oggi va meglio, altre volte a fine anno eravamo già in difficoltà”.

La legge del 2015

In Italia, l’uso terapeutico della cannabis è regolato dalla legge 242 del 2015, che ha consentito l’accesso alla terapia. Secondo la legge italiana, la cannabis terapeutica può essere prescritta dai medici specialisti in determinate condizioni mediche, come il dolore cronico, la sclerosi multipla, l’anoressia, l’epilessia grave, il glaucoma e altre sindromi neurologiche. Nella pratica quotidiana, i medici la utilizzano anche per altri problemi.

Cannabis terapeutica, frenano i consumi. “I medici la prescrivono meno, colpa anche della burocrazia, superiore a quella dei farmaci con morfina”

Rassegna Stampa: del 3 giugno 2024 di di Michele Bocci – Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2024/06/03/news/cannabis_terapeutica_consumi_calano_prescrizioni_burocrazia-423152393/

Dopo otto anni consecutivi di crescita, nel 2023 è stata distribuita meno sostanza. E il bando per i produttori privati è fermo

Dopo otto anni di crescita, anche molto accentuata, l’utilizzo in Italia di cannabis terapeutica, cioè della marijuana contenente il principio attivo Thc, è in calo. Il ministero alla Salute ha appena pubblicato i dati sul consumo nazionale e in totale sono stati distribuiti 1.453 chili, contro i 1.560 del 2022.

I numeri e il calo del Farmaceutico militare

Ad osservare i numeri, si nota che mentre è aumentata la vendita dei grossisti alle farmacie, che vale circa mille chili, si riduce sia l’importazione da parte dello Stato, che di solito acquista da aziende olandesi, che la produzione del Farmaceutico militare di Firenze. La struttura in questo momento è l’unica autorizzata per la coltivazione della cannabis terapeutica in Italia. Dopo i 277 chili prodotti nel 2021, è scesa a 235 nel 2022 e poi addirittura a 162 l’anno scorso. Anche se lo stabilimento pubblico non ha mai rappresentato una quota importante sul totale della sostanza distribuita, l’ultimo calo è molto significativo. È motivato con una serie di lavori affrontati l’anno scorso per installare macchinari che permettono l’estrazione, cioè la realizzazione di olio, che viene sempre più utilizzato. L’intenzione dei responsabili è quella di tornare a produrre intorno a 300 chili all’anno con un’importante quota di olio.

I perché della riduzione dei consumi

Le riduzioni dei consumi dopo un lungo periodo di crescita non sono legate alla carenza della sostanza (che si è registrata invece in anni passati) ma sarebbe da mettere in relazione a un calo della prescrizione. Cosa sta accadendo? “I medici la prescrivono meno. Alcuni non vogliono proprio farlo. Ci sono zone dove non esiste un dottore che fa ricette per la cannabis”, spiega Santa Sarta, presidente del Comitato pazienti cannabis medica. “Manca una formazione vera sull’utilizzo di queste sostanze. Se un tempo c’erano problemi a trovare il farmaco, adesso manca chi fa le prescrizioni. Succede anche perché per fare il piano terapeutico di chi deve assumere la cannabis terapeutica ci sono fogli e fogli da compilare. Una burocrazia molto superiore a quella necessaria per prescrivere farmaci come la morfina”.

Il bando per la produzione bloccato

Per incrementare la produzione nazionale e ridurre quindi le importazioni, ministero alla Salute e alla Difesa avevano deciso di fare un bando per arruolare privati che coltivassero la cannabis. Si tratterebbe di una svolta epocale per il nostro Paese, dove la sostanza per ora era coltivata solo in una struttura pubblica, il Farmaceutico militare appunto. L’avviso è stato pubblicato nell’aprile del 2022 e quasi un anno dopo sono state selezionate sei aziende. Tutto però si è inceppato dopo una serie di ricorsi al Tar da parte di chi è rimasto fuori. Al momento la procedura, quindi, è ferma. Avere dei produttori italiani permetterebbe anche di risparmiare sui costi, più alti nel caso di importazione.

Cos’è la cannabis terapeutica

Si tratta di una sostanza che si ricava dalla canapa e contiene, oltre a molti altri, anche il principio attivo Thc, che è considerato drogante. Come altre sostanze stupefacenti, prime tra tutte quelle derivate dall’oppio, può essere utile in medicina. Viene usata ormai da molti anni anche in Italia per affrontare una serie di problemi, a partire dal dolore e dalle spasticità. Il ministero alla Salute ha regolamentato l’uso, prevedendo anche una sorta di “bugiardino” con le indicazioni. Viene quindi considerata un farmaco. I pazienti possono fare infusi con i fiori anche se viene sempre più utilizzato l’olio, più facile da assumere. Va distinta dalla cannabis light, che deriva dalla stessa pianta e cioè la canapa e si presenta nella stessa forma, i fiori, e con lo stesso odore, ma contiene soprattutto il principio attivo Cbd e bassissime quantità di Thc. Da tempo la destra annuncia di voler vietare anche questa sostanza (sempre salvo usi medici) e di recente è tornata all’attacco. Per adesso però non è illegale.

Un anno senza il nostro amato Presidente Onorario Franco Casalone

ALMA STAR e Franco …. un anno dopo

Un anno fa, il 16 Settembre 2024 annunciavamo la triste notizia della dipartita di Franco Casalone.

Questo per noi di Alma Star è stato un anno difficile ma non ci siamo mai arresi, come ci aveva insegnato Franco.

Siamo certi che il nostro compianto Presidente Onorario sarebbe fiero dei passi avanti fatti per aiutare i pazienti cannabici

Oggi Alma Star offre un percorso completo per chi ha bisogno della “cura cannabica”, partendo dalla prenotazione della visita, prescrizione o rinnovo della ricetta che può essere ritirata dalle farmacie convenzionate che fanno la preparazione galenica, che viene riconsegnata con scontrino e ricetta nella sede di Alma Star, dopo il pagamento alla farmacia (con bonifico o PayPal) il Paziente ritira il farmaco nella nostra sede di Via Tunisi 127/A evitando così la ricerca del preparato dalle poche farmacie che trattano la Cannabis Terapeutica.

Si caro Franco, questo è quello che siamo riusciti a fare in questo anno. Con tanta fatica e disponibilità da parte di tutti, a partire dai medici e dai farmacisti ma soprattutto da chi in associazione riceve le telefonate, organizza le visite e la riconsegna del preparato, chi spedisce ai pazienti in altre città o regioni, oppure organizza e promuove nuove collaborazioni con organizzazioni del settore ed altre associazioni.

Niente si è fermato, anzi siamo qui a promuovere ed organizzare corsi per medici, farmacisti ed altri operatori del settore.    Come tu volevi cerchiamo far avvicinare i medici allo studio e l’utilizzo della Cannabis Terapeutica nella cura dei pazienti (anche se a te la parola Terapeutica non ti è mai piaciuta).

Il sogno di Franco era di diffondere la conoscenza sull’utilizzo dei Cannabinoidi ad un numero adeguato di medici che potessero fare le prescrizioni su tutto il territorio Italiano e lo scambio di informazioni fra medici e ricercatori mirata all’utilizzo della Pianta Sacra

Caro Franco, oggi abbiamo voluto ricordarti con quello che abbiamo costruito in questo ultimo anno seguendo la strada che ci hai indicato, sei e sarai la nostra forza in più.

Tar Lazio, ok a prodotti per uso orale con cannabis light

Ultima Ora: Sospeso decreto ministero della Salute, merito il 16 dicembre

Rassegna Stampa: ROMA, 11 settembre 2024,Redazione ANSA – Fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/09/11/tar-lazio-ok-a-prodotti-per-uso-orale-con-cannabis-light_d3078082-a788-411c-a44a-ae3b6a5021ca.html

l Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd) nella tabella delle sostanze stupefacenti.

Con una sentenza pubblicata oggi, i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’Ici, Imprenditori Canapa Italia, fissando un’udienza di merito il prossimo 16 dicembre.

Il provvedimento, in sintesi, inseriva l’estratto della cannabis nella tabella degli stupefacenti, vietandone dunque la vendita nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai, ma solo nelle farmacie con ricetta medica non ripetibile.
    Sospensione analoga era arrivata ad ottobre 2023.
    “Il collegio dei Giudici – commenta l’Ici – ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni, rilevando il grave pericolo economico e sociale che l’applicazione del decreto avrebbe comportato, e ha deciso di sospenderne l’efficacia in attesa del giudizio di merito”. “Questa decisione – continua la nota – rappresenta un’importante vittoria per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni economici. I giudici hanno ritenuto che l’applicazione del decreto avrebbe potuto arrecare conseguenze significative agli imprenditori e agli agricoltori del settore, già fortemente impegnati in investimenti legati alla canapa”. Già ad ottobre 2023 lo stesso Tar del Lazio aveva sospeso il decreto.
   

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