Cannabis terapeutica, poco conosciuta e ancora troppo poco prescritta

Rassegna Stampa – 25 SETTEMBRE 2020 – di VIOLA RITA – Fonte:

https://www.repubblica.it/salute/2020/09/25/news/cannabis_terapeutica_poco_conosciuta_e_ancora_troppo_poco_prescritta-268377848/

Uno studio inglese mette in luce che anche se nel Regno Unito è legale e disponibile da un anno e mezzo, le prescrizioni sono quasi a zero. In Italia siamo più avanti ma ancora la resistenza a prescriverla è elevata. I motivi dietro alla resistenza dei medici

DA PIÙ di 10 anni in Italia i medici possono prescrivere la cannabis per uso medico per diverse patologie e condizioni cliniche. Nonostante sia trascorsa più di una decade, le prescrizioni sono ancora basse. E non è così soltanto in Italia. Uno studio condotto nel Regno Unito dall’Imperial College London e dalla London School of Economics and Drug Science mostra che qui, a distanza di 20 mesi dalla legalizzazione, le prescrizioni sono quasi a zero e i medici assumono atteggiamenti scettici. La ricerca, pubblicata su Bmj Open, indaga le cause di questa resistenza.

Nel Regno Unito

Dall’indagine inglese è emerso che migliaia di pazienti si auto-prescrivono prodotti illegali a base di cannabis ad uso medico e questo avviene, spiegano gli autori, a causa del fatto che medici e farmacisti non hanno ancora abbracciato l’opzione, nonostante molti preparati medicinali siano già disponibili per i pazienti. I ricercatori hanno analizzato i dati dell’uso della cannabis terapeutica nel Regno Unito nell’ultimo anno. Non risulta quasi nessuna prescrizione tramite il sistema sanitario e si sono registrati meno di 100 acquisti da fornitori privati, oltretutto relativi a prodotti che costano almeno 1.000 dollari al mese. Per questo molti genitori di bambini con epilessia infantile grave che non risponde ad altre terapie – che rientra fra le patologie per cui la cannabis terapeutica si è dimostrata efficace ed è autorizzata – si spostano oltreoceano per ottenere i farmaci. In più gli autori sottolineano che ci sono 1.4 milioni di utenti che acquistano prodotti a base di cannabis a uso medico sul mercato nero, con tutti i rischi del caso. Insomma, le cifre parlano chiaro e mostrano che in Inghilterra l’aggiornamento sulla cannabis terapeutica c’è stato soltanto a livello legislativo ma non nella pratica.

La situazione in Italia

L’Italia è un poco più avanti del Regno Unito. Nel nostro paese i primi cambiamenti sono avvenuti nel 2007, quando il Tetraidroccanabinolo (Thc) è stato inserito nelle sostanze stupefacenti utilizzabili per realizzare medicinali: da quell’anno è possibile importare alcuni medicinali contenenti Thc. Tuttavia, all’epoca soltanto il Thc e non la cannabis intera – che è un insieme di vari ingredienti e sostanze di cui alcune non del tutto conosciute – era utilizzabile a scopo medico. Soltanto nel 2013, infatti, è stato adottato l’utilizzo della cannabis, sempre ad uso medico, in toto, con la dicitura ‘medicinali stupefacenti di origine vegetale a base di cannabis’ (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture) nel decreto legge 23 gennaio 2013.

Preparazioni o farmaci?

Questi preparati, come sottolinea il ministero della Salute, possono essere utilizzati in vari disturbi, anche se non c’è un’indicazione medica specifica, come avviene per tutti i farmaci per una determinata patologia e condizione, per cui c’è un’indicazione e un dosaggio indicati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). La cannabis terapeutica non è una cura per le patologie per cui si è dimostrata efficace, ma può alleviare il dolore e i sintomi associati. Le patologie sono dolore cronico, spasmi muscolari in patologie neurologiche, nella nausea e nell’anoressia associata al cancro, all’Hiv e alla chemio e radioterapia, il glaucoma e la sindrome di Tourette. “L’unico medicinale che è autorizzato dall’Aifa e disponibile sul mercato è il Sativex – spiega Gioacchino Calapai, membro della Società Italiana di Farmacologia e della Società Italiana di Tossicologia, ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Messina – a base di Thc e cannabidiolo, indicato nei pazienti con spasmi muscolari dovuti a sclerosi multipla che non rispondono ad altri antispastici”.

Mentre a livello europeo, un altro farmaco, l’Epidiolex, a base di cannabidiolo, ha recentemente ricevuto l’approvazione per l’immissione in commercio da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ma non ancora dall’Aifa, dunque non è ancora rimborsato in Italia. L’epidiolex è indicato in alcune forme epilettiche rare e gravi che non rispondono ad altri trattamenti. “La presenza di un unico medicinale con indicazioni specifiche dell’Aifa, il Sativex”, aggiunge Calapai, “è dovuta al fatto che le preparazioni a base di cannabis per uso medico sono numerosissime e la varietà delle sostanze contenute è molto variegata. Anche per questo ad oggi la cannabis terapeutica non è molto studiata all’interno delle sperimentazioni cliniche”. A parte il Sativex, dunque, i pazienti con dolore cronico e con le altre condizioni previste possono ricevere prescrizioni e sono trattati quasi esclusivamente con preparati magistrali dalle infiorescenze essiccate. “Questo elemento – sottolinea Calapai – unito alla scarsa formazione e alla disinformazione sul tema rappresenta un forte ostacolo alla prescrizione della cannabis terapeutica”.

Fra scarsa formazione e preoccupazioni

La formazione dei medici e degli operatori sanitari, infatti, non è adeguata ai tempi e alle nuove disposizioni di legge, secondo l’esperto. “Fino a pochi anni fa la formazione universitaria e post-universitaria si concentrava sui possibili danni dovuti al consumo di cannabis – fa notare Calapai – e non sull’efficacia della cannabis medica nell’alleviare il dolore e alcuni sintomi in specifiche patologie”. Questo gap di conoscenze alimenta la resistenza alla prescrizione.  “Un altro farmaco – aggiunge l’esperto – indicato in alcune forme rare e gravi di epilessia infantile, che non risponde ad altri trattamenti è l’Epidiolex, basato sul cannabidiolo, che si è rivelato efficace”.

Anche gli autori dello studio inglese su Bmj Open segnalano la preoccupazione dei medici inglesi per la mancanza di prove scientifiche a supporto dell’efficacia della cannabis terapeutica. Questo perché spesso mancano studi clinici approfonditi. Ma gli autori spiegano che se si dà voce a queste preoccupazioni non si tiene conto della presenza di varie ricerche (forse meno approfondite) che mostrano l’efficacia e un importante miglioramento dei sintomi nel caso di persone con malattie in cui le altre terapie non funzionano o non sono tollerate. Insomma, secondo i ricercatori inglesi, l’idea che si possa procedere soltanto in presenza di studi clinici deve essere messa da parte in favore di un approccio maggiormente centrato sul paziente, anche considerando che le stesse Food and Drug Administration (Fda) statunitense e l’Ema europea hanno approvato circa 50 medicinali, dal 1999 al 2014, in assenza di questi specifici studi clinici.

L’Onu: “Via la cannabis dalla lista delle sostanze dannose”

Rassegna Stampa – 24 LUGLIO 2023 –  Fonte:

https://www.repubblica.it/salute/2020/12/02/news/onu_via_cannabis_dalla_lista_delle_sostanze_dannose_-276747022/#:~:text=Le%20Nazioni%20Unite%20questa%20mattina,per%20la%20politica%20sulle%20droghe.

Le Nazioni Unite hanno riconosciuto ufficialmente le sue proprietà medicinali 

Le Nazioni Unite questa mattina hanno riconosciuto ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis in un voto espresso a Vienna dagli Stati Membri nel corso della Commissione droghe delle Nazioni unite (Cnd), l’organo esecutivo per la politica sulle droghe.

In agenda c’era il voto su sei raccomandazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Oms), ha adottato qualche anno fa e che volevano ricollocare la cannabis all’interno delle quattro tabelle che dal 1961 classificano piante e derivati psicoattivi a seconda della loro pericolosita’. La cannabis viene quindi tolta dalla tabella 4, quelle delle sostanze ritenute piu’ pericolose in virtu’ dei suoi impieghi terapeutici. Da notare che l’Ungheria ha votato contrariamente alla posizione comune dell’Ue.

“La decisione di oggi toglie gli ostacoli del controllo internazionale, imposti dal 1961 dalla Convenzione unica sulle sostanze narcotiche, alla produzione della cannabis per fini medico-scientifici”, ha detto Marco Perduca, che per l’Associazione Luca Coscioni, attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla scienza e alla salute, coordina la campagna ‘Legalizziamo!’.
Perduca ha aggiunto che il voto e’ importante “anche perche’ le raccomandazioni dell’Oms erano state elaborate sulla base della letteratura scientifica prodotta negli anni, in condizioni molto difficili”.

 “Finalmente la scienza diventa un elemento fondamentale per aggiornare decisioni di portata globale, come quelle delle Convenzioni nu sulle droghe, non solo ai mutati scenari sociali e culturali ma anche alla luce del progresso scientifico”, aggiunge Perduca.

Dei 53 Stati quasi tutti quelli appartenenti all’Unione Europea – ad eccezione dell’Ungheria – e alle Americhe hanno votato a favore, compresa l’Italia, raggiungendo la maggioranza di un solo voto, a quota 27. Gran parte dei paesi asiatici e africani, invece, si sono opposti. Questo cambiamento facilitera’ la ricerca scientifica sulla la cannabis, nota per i benefici nella cura del morbo di Parkinson, della sclerosi, dell’epilessia, del dolore cronico e del cancro.

L’Onu ha riconosciuto le proprietà terapeutiche della cannabis. Cosa accade ora?

Rassegna Stampa – 24 LUGLIO 2023 –  Fonte:

https://www.ilsole24ore.com/art/l-onu-ha-riconosciuto-proprie-terapeutiche-cannabis-cosa-accade-ora–ADp0vB6

Dopo 60 anni la cannabis esce dalla tabella Onu degli stupefacenti.

Va in fumo l’ultimo pregiudizio sulla sostanza più discussa di sempre. Sono state riconosciute le proprietà mediche della cannabis che ora non fa più parte delle sostanze ritenute pericolose. La Commissione delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti si è riunita per votare una serie di misure proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla riforma internazionale della cannabis. In particolare è stata decisa la declassificazione della sostanza dalla tabella nella quale si trovano sostanze come eroina e cocaina riconoscendone il valore terapeutico. L’Unione europea ha votato compatta.

Cosa è accaduto.  

Era da 59 anni che non venivano prese decisioni di questa portata sulla tossicità delle sostanze. Sono state cambiate le quattro tabelle che dal 1961 classificano piante e derivati psicoattivi a seconda della loro pericolosità. Secondo gran parte della comunità scientifica la cannabis a scopo terapeutico ha molteplici benefici sul sistema nervoso e viene oggi usata per il trattamento di diverse malattie, come il Parkinson, la sclerosi, l’epilessia, il dolore cronico e i tumori. Ricordiamo che da una decina di anni nel nostro Paese è consentito il ricorso alla cannabis terapeutica se in possesso di regolare prescrizione medica. La decisione sicuramente spingerà .Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, l’Italia avrrebbe un fabbisogno di 1.950 kg all’anno di cannabis medica. Solo una piccola parte di questo fabbisogno è soddisfatto da produzione nazionale, il resto viene importato principalmente dall’Olanda.

Cosa accadrà.

La notizia era nell’aria. Già ieri il Marijuana Index, l’indice che raccoglie le società Usa attive in questo business era in deciso rialzo. Tuttavia, ad oggi, nella maggior parte del mondo, possedere e consumare marijuana è illegale. Le legislazioni, però, sono diverse da Paese a Paese. In generale, i Paesi asiatici e quelli europei sono i meno tolleranti. Il primo Paese al mondo ad aver legalizzato la cannabis è stato l’Uruguay dal dicembre del 2013. Negli Stati Uniti, invece, Colorado e California hanno scelto con modalità diverse la strada della legalizzazione. In Europa la marijuana è illegale (con depenalizzazioni variabili sul possesso) in Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Irlanda, Grecia e Finlandia. La pena su possesso, vendita, trasporto e coltivazione è stata revocata solo in Olanda. In Spagna, invece, è possibile coltivare o consumare cannabis, ma solo nelle mura domestiche. Insomma, difficilmente il voto all’Onu non avrà un impatto immediato. I Governi possono decidere come classificare la cannabis e quindi nel breve al massimo assisteremo alla ripresa di un dibattito che dura da decenni. La decisione tuttavia è positiva perché  riconosce finalmente gli effetti positivi della sostanza sui pazienti e a incentivare la ricerca medica.