Il CBD non è diventato illegale, ma non è comunque una buona notizia

Cosa succedeva 3 anni fa’ – Rassegna Stampa del 29/10/2020 da Matteo Mainardi – fonte:

https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/blog/il-cbd-non-e-diventato-illegale-ma-non-e-comunque-una-buona-notizia

Il cannabidiolo (CBD) in quanto tale non è stato inserito nella tabella degli stupefacenti e le infiorescenze di cannabis light non vengono toccate dall’ultima mossa del Ministero della Salute. Allora possiamo stare tranquilli? Perché ci stiamo mobilitando?

CBD è l’acronimo di cannabidiolo, uno dei tanti metaboliti presenti nella Cannabis. A differenza dell’altrettanto famoso THC, il cannabidiolo non è psicoattivo ma ha proprietà rilassanti, antinfiammatorie e antidolorifiche, tanto da suscitare sempre maggiore interesse da parte della comunità scientifica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo classifica come sostanza naturale sicura e, a seguito di questa indicazione dell’OMS, le Nazioni Unite saranno chiamate ad esprimersi sull’esclusione della pianta dall’elenco delle sostanze stupefacenti. Come parteciperà l’Italia a questa votazione ancora non è dato saperlo nonostante le ripetute richieste di Forum Droghe e Associazione Luca Coscioni.

Cosa dice il nuovo Decreto del Ministero della Salute? ”Nella tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, e’ inserita, secondo l’ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”.

Il Decreto fa quindi fa riferimento alla tabella dei medicinali della sezione B, ossia quelli prescrivibili con ricetta non ripetibile, la stessa tabella in cui ora è inserita la cosiddetta cannabis terapeutica.

Come possiamo legge, non viene inserito il CBD in quanto tale in questa tabella. Le infiorescenze, la cosiddetta cannabis light, sembrano dunque essere salve e fuori dal mirino del Ministro Speranza. Si parla di “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”. Quindi diventa sostanza controllata solo la “composizione” (ossia il farmaco, ma qualcuno potrebbe interpretarlo anche come generico “prodotto”) ad uso orale (quindi olio, capsule, tinture ecc.) solo se il CBD è stato estratto naturalmente dalla pianta.

Il Decreto, come si può leggere nella premessa, è stato emanato come risposta alla richiesta di immissione nel mercato italiano di uno sciroppo a base di CBD antiepilettico e fa riferimento a preparati ad uso orale mentre vengono esclusi prodotti a base di CBD ad uso, ad esempio, cutaneo, nasale o inalatorio. Si aprono quindi ora diversi scenari.

Secondo la lettura attualmente più accreditata a seguito del Decreto tutti i prodotti al CBD estratto naturalmente per uso orale dovranno essere autorizzati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e venduti con ricetta, escludendo quindi da questa procedura tutti i prodotti con CBD ottenuto da sintesi.

Perché il Ministero ha classificato come stupefacenti le composizioni con CBD naturale e non il CBD sintetico? Durante il processo estrattivo del CBD dalla pianta non è possibile escludere completamente la presenza di THC come residuo. Per questo, un farmaco che contiene CBD estratto naturalmente potrebbe contenere una sostanza classificata stupefacente: il THC. Cosa che non succede con il CBD prodotto da sintesi.

FederCanapa insieme all’EIHA (European Industrial Hemp Association) hanno impugnato il Decreto sostenendo che “tale provvedimento […] se da un lato riconosce le innegabili proprietà farmacologiche delle preparazioni contenenti cannabidiolo (CBD) […], dall’altro include tutti gli estratti di canapa nella nozione di “stupefacenti” a prescindere da ogni basilare distinzione tra canapa industriale e canapa stupefacente […]. L’inserimento tout court degli estratti di canapa nella tabella medicinali del Testo Unico Stupefacenti comporta dubbi interpretativi che rischiano di compromettere anche le attività di estrazione ammesse dalla legge“.

Ed è proprio questo il problema: a partire dall’entrata in vigore del Decreto, ogni giudice potrà interpretare a proprio modo l’inserimento in tabella del CBD estratto naturalmente e ad uso orale creando confusione in un mercato, come quello della canapa a basso contenuto di THC, già in balia delle più disparate interpretazioni.

Serve una legge chiara e serve al più presto. Per questo oltre 200 persone sono impegnate in un digiuno a staffetta sotto il motto “nessun passo indietro sulla Cannabis”.

L’olio al Cbd si potrà vendere, ma solo in farmacia. Resta l’incognita su farine e cosmetici

Rassegna stampa – del 25 Agosto 2023 di NADIA FERRIGO – fonte:

https://www.lastampa.it/cronaca/2023/08/25/news/lolio_al_cbd_si_potra_vendere_ma_solo_in_farmacia-13011556/

Arriva un’altra spallata del governo alla cannabis light. Federcanapa: «Decisione assurda che boicotta solo i prodotti italiani»

Ancora resistono i fiori, l’olio è bandito. Dal prossimo 22 settembre non sarà più possibile per gli smart shop vendere i prodotti “da ingerire” a base di cannabidiolo. Vietato dunque l’olio, che sarà possibile acquistare solo in farmacia, mentre per ora si può ancora vendere la cosiddetta cannabis light, cioè fiori di canapa che contengono il Cbd ma non il Thc, che è il principio attivo con effetto psicotropo. «Ringraziamo l’ex ministro Roberto Speranza – commenta Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale -. Nell’ottobre del 2020 Roberto Speranza si trovò a dover registrare il farmaco che si chiama Epidiolex e lo mise nelle tabelle dei medicinali con effetti psicotropi e stupefacenti. Tutto il settore insorse, lui sospese il decreto, ma non prese nessun altra decisione. Dopo un limbo normativo tutto all’italiana, dopo tre anni è stato attivato dal ministro della Salute Orazio Schillaci».

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«Il ministero della Salute ha riesumato un assurdo provvedimento sulla canapa emesso tre anni fa dall’allora ministro Speranza. Tanto assurdo che decise di sospenderlo a meno di un mese dalla sua emanazione» aggiunge in una nota Federcanapa. Le aziende del settore vogliono chiedere al Governo «garanzie sull’uso non solo farmacologico degli estratti di Cbd, ma per tutti gli usi consentiti dalla legge».

Il decreto pubblicato il 21 agosto in Gazzetta, prevede l’inserimento (revocando una sospensiva del precedente decreto del 2020) per uso orale ottenuto da estratti di cannabis nella tabella 2B dei medicinali stupefacenti, dichiarando in tal modo illecito ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis, comprese le destinazioni ammesse dalla normativa italiana ed europea sulla canapa industriale, quali ad esempio l’uso del Cbd per la preparazione di nuovi alimenti.

Federcanapa: “Così si danneggiano solo i prodotti italiani”

Che cosa vuol dire? Anche se per l’Oms come per la Corte di Giustizia dell’Unione Europea il Cbd non ha un effetto stupefacente, in Italia sarà trattato come se lo fosse. «La decisione del ministero – conclude la nota di Federcanapa – è tanto più illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al Cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è dest.ata a danneggiare unicamente i produttori nazionali». Insomma tutto ciò che arriva dalla canapa a basso contenuto di Thc e quindi perfettamente legale, potrebbe essere illegale. Pure i biscotti o la farina, per dire. Ma solo se prodotti in Italia, perché la stessa produzione all’estero resta invece consentita.

«Siamo l’unico paese in Europa, e forse nel mondo, che considera il Cbd, o meglio, i preparati ad uso orale di Cbd, come uno stupefacente. Decisamente un ritorno al passato» scrive su Twitter il garante del M5S Beppe Grillo, rilanciando un post sul suo blog in cui sottolinea che «ieri, con la classica manovra estiva a sorpresa, il governo ha inserito il Cbd nella lista dei medicinali estratti da sostanze stupefacenti, con inevitabili drammatiche conseguenze per la filiera agroindustriale della canapa in Italia, Cannabis Sativa L., con un fatturato annuo di circa 150 milioni di euro».

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Luca Marola, Easyjoint: “Il settore della cannabis light è stato sacrificato all’ideologia e agli interessi corporativi”

«Nel nostro Paese la furia ideologica colpisce ancora. Contro ogni evidenza scientifica, contro ogni parere autorevole, come quello dell’Organizzazione Mondiale della Santità, si trasforma per decreto legge in droga ciò che droga non è nè mai potrebbe esserla – commenta Luca Marola, pioniere della cannabis light e dirigente di Radicali Italiani -. L’inserimento del Cbd nelle tabelle dei farmaci stupefacenti è grottesco, se non criminale. Il Governo dimostra ancora una volta la sua sudditanza verso le più bieche corporazioni. Prima i balneari, poi i tassisti, ora l’industria farmaceutica e a breve, io temo, quella dei tabaccai a cui regaleranno la vendita in esclusiva della cannabis light. Un settore giovane e dinamico nato con le migliori intenzioni brutalizzato con sequestri e processi e sacrificato per gli interessi corporativi».

Si restringono le possibilità di acquistare la cannabis light: l’olio al cbd si potrà vendere solo in farmacia

Rassegna stampa del 24 AGOSTO 2023 – di Michele Bocci – fonte:

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/08/24/news/cbd_stupefacente_decreto_cannabis_light-412114089/

I prodotti da ingerire a base del principio attivo da settembre non si potranno comprare, come oggi, in canapa shop erboristerie e tabaccai. Le proteste di Radicali, associazioni e produttori


Si restringono le possibilità di acquistare la cannabis light in Italia. E presto la sostanza potrebbe essere vietata del tutto. Dal 22 settembre, intanto, nei negozi che offrono la sostanza non si potranno più vendere i prodotti “da ingerire” a base di cannabidiolo, il cbd. Con un decreto del ministro alla Salute Orazio Schillaci, che sblocca un atto identico del predecessore Roberto Speranza congelato nel 2020, il cbd diventa infatti una sostanza stupefacente e può essere venduto soltanto in farmacia.

Resistono i fiori

Resta per ora ancora disponibile la cannabis light da fumare, cioè fiori di canapa che contengono il cbd ma non il thc, la sostanza da sempre considerata stupefacente e quindi vietata. Ma potrebbe durare poco, a breve anche le infiorescenze della cannabis leggera rischiano di essere vietate. Da anni, del resto molti esponenti della maggioranza, a partire da Matteo Salvini ma anche da Fratelli d’Italia, hanno detto di volere bloccare la cannabis light per poi rallentare

L’olio diventa come un medicinale

Intanto lo stop riguarda alla vendita senza ricetta e quindi al di fuori dalle farmacie di olio e appunto altri prodotti da ingerire a base di cbd, che erano sempre più diffusi ed utilizzati come rilassanti. Nell’atto del ministero il cannabidiolo è inserito nelle tabelle delle sostanze stupefacenti (quindi da vendere solo come farmaco) e non si danno nemmeno dosaggi minimi sotto i quali mantenere la libera vendita. Il blocco dunque è assoluto. Alla Salute si sono mossi dopo due pareri dell’Istituto superiore di sanità, uno di Aifa e uno del Consiglio superiore di sanità. L’idea è quella che non si sta vietando la sostanza ma la si sta regolamentando. Si parte dal principio che il cbd sia efficace contro alcuni problemi di salute, nel decreto si cita l’epilessia, e proprio per questo debba essere trattato come un farmaco e non venduto senza prima controlli e autorizzazioni, come se fosse un integratore.

“Per l’Oms non è uno stupefacente”

La decisione non piace ai Radicali, che vanno all’attacco: “Il provvedimento avrà certamente un grande impatto su tutte le aziende che si occupano di produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti di canapa a base di cbd di origine naturale, perché contrariamente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e alle pronunce della Corte di giustizia europea, la vendita richiederà un rigoroso sistema di registrazione come un farmaco presso il ministero della Salute, una procedura assolutamente inadatta per una sostanza senza rischi, ma anzi con benefici comprovati per la salute di migliaia di persone, come il cbd”, dicono Giulia Crivellini e Federica Valcauda. Si ricorda anche che il cbd non ha proprietà stupefacenti. “Lo ha confermato molto recentemente la Commissione di esperti dell’Oms. Questa classificazione quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama europeo ed internazionale”. Dall’associazione Aduc spiegano che “nelle farmacie italiane sono venduti diversi tipi di preparati a base di cbd a uso galenico ma il prodotto con concentrazioni inferiori è venduto anche nei canapa shop, nelle erboristerie e nei tabaccai ed è utilizzato per favorire il rilassamento, diminuire ansia e lenire dolori. Da settembre tutto ciò che contiene cbd ed è ad uso orale e non cosmetico sarà appannaggio delle aziende farmaceutiche”. Secondo Aduc bisognava prevedere che sotto una certa concentrazione di cbd, il 10%, si fosse in presenza di un integratore, come hanno deciso di fare in Francia. “Molto dipenderà da cosa accadrà in Europa, dove è in corso la valutazione dei cibi contenenti vbd all’interno dei Novel Food, come avviene in UK e in Francia. Quanto alla possibilità che le aziende si organizzino per fare ricorso al Tar, per Bulleri, «è da valutare con cautela, sicuramente è discutible l’inclusione negli stupefacenti del Cbd”.

“I prodotti di altri Paesi europei arriveranno comunque in Italia”

Federcanapa, infine, fa sapere che “valuterà nei prossimi giorni le azioni più efficaci da intraprendere con gli operatori economici del settore per ottenere dal Governo garanzie sull’uso non solo farmacologico degli estratti di cbd ma per tutti gli usi consentiti dalla legge”. Si aggiunge che anche sul piano farmacologico, “la posizione del ministero italiano è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità di medicinali anche ad alta concentrazione di cbd, tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust”. La decisione del ministero “è tanto più illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali”.