Si restringono le possibilità di acquistare la cannabis light: l’olio al cbd si potrà vendere solo in farmacia

Rassegna stampa del 24 AGOSTO 2023 – di Michele Bocci – fonte:

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/08/24/news/cbd_stupefacente_decreto_cannabis_light-412114089/

I prodotti da ingerire a base del principio attivo da settembre non si potranno comprare, come oggi, in canapa shop erboristerie e tabaccai. Le proteste di Radicali, associazioni e produttori


Si restringono le possibilità di acquistare la cannabis light in Italia. E presto la sostanza potrebbe essere vietata del tutto. Dal 22 settembre, intanto, nei negozi che offrono la sostanza non si potranno più vendere i prodotti “da ingerire” a base di cannabidiolo, il cbd. Con un decreto del ministro alla Salute Orazio Schillaci, che sblocca un atto identico del predecessore Roberto Speranza congelato nel 2020, il cbd diventa infatti una sostanza stupefacente e può essere venduto soltanto in farmacia.

Resistono i fiori

Resta per ora ancora disponibile la cannabis light da fumare, cioè fiori di canapa che contengono il cbd ma non il thc, la sostanza da sempre considerata stupefacente e quindi vietata. Ma potrebbe durare poco, a breve anche le infiorescenze della cannabis leggera rischiano di essere vietate. Da anni, del resto molti esponenti della maggioranza, a partire da Matteo Salvini ma anche da Fratelli d’Italia, hanno detto di volere bloccare la cannabis light per poi rallentare

L’olio diventa come un medicinale

Intanto lo stop riguarda alla vendita senza ricetta e quindi al di fuori dalle farmacie di olio e appunto altri prodotti da ingerire a base di cbd, che erano sempre più diffusi ed utilizzati come rilassanti. Nell’atto del ministero il cannabidiolo è inserito nelle tabelle delle sostanze stupefacenti (quindi da vendere solo come farmaco) e non si danno nemmeno dosaggi minimi sotto i quali mantenere la libera vendita. Il blocco dunque è assoluto. Alla Salute si sono mossi dopo due pareri dell’Istituto superiore di sanità, uno di Aifa e uno del Consiglio superiore di sanità. L’idea è quella che non si sta vietando la sostanza ma la si sta regolamentando. Si parte dal principio che il cbd sia efficace contro alcuni problemi di salute, nel decreto si cita l’epilessia, e proprio per questo debba essere trattato come un farmaco e non venduto senza prima controlli e autorizzazioni, come se fosse un integratore.

“Per l’Oms non è uno stupefacente”

La decisione non piace ai Radicali, che vanno all’attacco: “Il provvedimento avrà certamente un grande impatto su tutte le aziende che si occupano di produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti di canapa a base di cbd di origine naturale, perché contrariamente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e alle pronunce della Corte di giustizia europea, la vendita richiederà un rigoroso sistema di registrazione come un farmaco presso il ministero della Salute, una procedura assolutamente inadatta per una sostanza senza rischi, ma anzi con benefici comprovati per la salute di migliaia di persone, come il cbd”, dicono Giulia Crivellini e Federica Valcauda. Si ricorda anche che il cbd non ha proprietà stupefacenti. “Lo ha confermato molto recentemente la Commissione di esperti dell’Oms. Questa classificazione quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama europeo ed internazionale”. Dall’associazione Aduc spiegano che “nelle farmacie italiane sono venduti diversi tipi di preparati a base di cbd a uso galenico ma il prodotto con concentrazioni inferiori è venduto anche nei canapa shop, nelle erboristerie e nei tabaccai ed è utilizzato per favorire il rilassamento, diminuire ansia e lenire dolori. Da settembre tutto ciò che contiene cbd ed è ad uso orale e non cosmetico sarà appannaggio delle aziende farmaceutiche”. Secondo Aduc bisognava prevedere che sotto una certa concentrazione di cbd, il 10%, si fosse in presenza di un integratore, come hanno deciso di fare in Francia. “Molto dipenderà da cosa accadrà in Europa, dove è in corso la valutazione dei cibi contenenti vbd all’interno dei Novel Food, come avviene in UK e in Francia. Quanto alla possibilità che le aziende si organizzino per fare ricorso al Tar, per Bulleri, «è da valutare con cautela, sicuramente è discutible l’inclusione negli stupefacenti del Cbd”.

“I prodotti di altri Paesi europei arriveranno comunque in Italia”

Federcanapa, infine, fa sapere che “valuterà nei prossimi giorni le azioni più efficaci da intraprendere con gli operatori economici del settore per ottenere dal Governo garanzie sull’uso non solo farmacologico degli estratti di cbd ma per tutti gli usi consentiti dalla legge”. Si aggiunge che anche sul piano farmacologico, “la posizione del ministero italiano è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità di medicinali anche ad alta concentrazione di cbd, tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust”. La decisione del ministero “è tanto più illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali”.